Gelosia: Sentimento di chi ha paura di vedersi sottratto l'oggetto del proprio amore.
Durante la passeggiata, io e Elsa (golden retriever di 4 anni), incontriamo un altro cane (con padrone). Elsa e l’altro cane si riconoscono come amici e interagiscono giocando e rincorrendosi. Quando il gioco si calma, l’altro cane può venirmi vicino, io mi abbasso e inizio ad accarezzarlo; a questo punto Elsa si mette in mezzo e col muso sul mio braccio indica che vole essere accarezzata.
Se il comportamento sopra descritto si può descrivere come gelosia, questo implica una serie di circostanze:
1 l’affezione di Elsa nei miei confronti
2 la percezione dell’altro cane come possibile rivale
3 il riconoscimento delle carezze all’altro cane come indice di affezione
4 la costruzione di un immagine mentale in cui l’oggetto dell’affezione (io) le viene portata via dal rivale
5 l’attuazione di un’azione volta alla risoluzione dell’allontanamento del rivale
In termini di psicologia cognitiva, vengono attivati processi di pattern recognition, associazione, percezione, problem solving e immagini mentali, conditi da un linguaggio molto eloquente.
Se ci atteniamo alla definizione di gelosia indicata qui sopra, Elsa sembra abbia paura di vedersi sottratto l’oggetto del proprio amore, quindi è all’apparenza gelosa.
In realtà ci sono altri momenti in cui il comportamento di Elsa richiama l’idea della gelosia, non solo nel confronti di un altro cane ma anche nei confronti della mia compagna, dove arriva ad abbaiare animatamente quando ci vede abbracciati o ci baciamo.
Molti proprietari di cani segnalano comportamenti analoghi, ma fino ad ora non c’è mai stato uno studio vero e proprio sulla gelosia nei cani.
Il 23 luglio 2014 è stato pubblicato sulla (autorevole) rivista di psicologia Plos One un’interessante studio sulla gelosia nei cani.
Per motivi di sicurezza e di controllo non sono stati usati come “possibili rivali” altri cani, ma tre oggetti: un finto cane, un giocattolo e un libro per bambini. I padroni dei cani dovevano interagire con i vari oggetti e osservatori neutrali (che non conoscevano lo scopo del test) hanno riportato i comportamenti dei cani.
Con mia sorpresa, i cani hanno mostrato una maggiore attenzione verso il cane finto, arrivando ad annusare il didietro dello stesso (87% dei cani esaminati), il che implica una capacità di astrazione e costruzione di un’immagine mentale sorprendente.
Senza avere alcuna pretesa di scientificità, ho visto comportamenti analoghi da parte di gatti e cavalli, gli animali che sono storicamente più a contatto con l’uomo. Mi piacerebbe tuttavia capire se tali comportamenti sono in qualche modo indotti dall’uomo o siano presenti in natura in animali slegati dall’esperienza umana. L'etologia classica non si è soffermata sull'etologia, come dicevo la gelosia è sempre stata considerata un'esperienza tipicamente umana, e del resto si corre sempre il rischio di volere a tutti i costi vedere negli animali qualcosa di simile noi stessi, in contrapposizione forse alla vecchia concezione di vederli come semplici "oggetti".
“Noi non vediamo gli animali come esseri con una morale. Ma pensate che gli animali vedano noi come esseri con una morale? Un animale che potesse parlare direbbe: ‘L’umanità è un pregiudizio di cui, perlomeno, noi animali siamo privi’” -
Con fiducia, rispetto e collaborazione.
Per visionare lo studio: http://www.plosone.org/article/info%3Adoi%2F10.1371%2Fjournal.pone.0094597
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