domenica 11 novembre 2012

Il guinzaglio invisibile e la zooantropologia

Qualche giorno fa ho avuto la possibilità di assistere a una conferenza del professor Roberto Marchesini, promulgatore della zooantropologia in Italia.

Mentre ascoltavo il professor Marchesini, non potevo fare a meno di notare quanto le basi della zooantropologia e del Guinzaglio Invisibile siano simili:
  • critica e superamento delle teorie comportamentiste e del concetto di rinforzo positivo (il cane come "scatola nera")
  • critica e superamento del metodo cosiddetto "naturale" basato sulle teorie di Freud e Lorenz (dominanza, capobranco…)
  • considerazione del cane come essere cognitivo, dotato di ragionamento, memoria, attenzione, problem solving…
  • attenzione ai reali bisogni fisiologici, di socializzazione e affermazione del cane
Del resto con la recente  "Dichiarazione di Cambridge sulla Coscienza"(http://fcmconference.org/), è stato riconosciuto (finalmente) che il cane è un animale pensante, intelligente, che prova emozioni; è evidente che i tempi sono maturi per una nuovo modo di pensare.

Le principali differenze risiedono nell'approccio con l'aggressività del cane e nella metodologia educativa.

Negli ultimi anni la presenza di animali, e in particolare di cani, nelle case italiane ha subito un incremento notevole, ma in fondo sono poco più di trent'anni che il cane è diventato un "cane da compagnia". Fino a poco tempo fa, il cane era il "cane da caccia", il "cane da guardia", il "cane da pastore". 

Il cammino del cane insieme all'uomo risale a 15000 anni fa, e per tutto questo tempo il cane è stato al fianco dell'uomo con compiti ben specifici incentrati sull'aggressività: caccia, guardia, pastorizia.

Trent'anni, in termini evoluzionistici, sono pochi; purtroppo le caratteristiche di territorialità e predatorietà che hanno reso il cane il migliore compagno di lavoro dell'uomo stanno diventando, nei ristretti spazi della vita in famiglia e nella città, un grosso problema.


Esempio: Fido è un rottweler, un cane selezionato per proteggere le mandrie e la famiglia; se al parco giochi un bambino dà uno spintone a nostro figlio, Fido probabilmente attaccherà quel bambino. Fido non è cattivo, sta solo facendo quello che gli abbiamo insegnato a fare in questi ultimi 15000 anni.

Esempio: Fido è un golden retriever, selezionato per il riporto della selvaggina; se al parco un bambino lancia una pallina, Fido correrà a riprenderla, e quando il bambino cercherà di riprendersela, Fido probabilmente lo morderà. Anche qui Fido sta solo facendo il suo lavoro.

Esempio: un amico ci vuole fare una sorpresa e entra nel nostro giardino. Purtroppo Fido, il nostro cane, è un pastore tedesco, selezionato per fare la guardia e proteggere la famiglia, probabilmente aggredirà il nostro amico. Inutile dire che Fido sta sfacendo quello per cui è nato.

L'aggressività di Fido è diventata un problema, come fare per risolverlo?

Dal famoso esperimento sulle volpi argentate in Russia (http://en.wikipedia.org/wiki/Domesticated_silver_fox) , sappiamo che è possibile cambiare il comportamento dei canidi rendendoli più docili, ma questo richiede ovviamente tempo, il cambiamento si può vedere su diverse generazioni.

Il professor Marchesini accoglie la tesi, già propria dei comportamentisti, per cui "oscurare" l'aggressività, evitarla, o limitarla con metodi farmacologici, dovrebbe servire per evitare il verificarsi o il ripetersi di episodi di aggressività. Di fatto si evitano al cane anche le forti emozioni per evitare l'"arousal", l'attivazione della corteccia celebrale e quindi i processi di "flight or fight" (scappa o combatti), istinto predatorio o sessuale (http://en.wikipedia.org/wiki/Arousal).

Se questo è vero in teoria, se può funzionare in un esperimento controllato, è improbabile che nella vita quotidiana della famiglia si possa "tenere tutto sotto controllo".

Durante la conferenza con il professor Marchesini, ci è stato chiesto di non applaudire perché c'era un cane guida per ciechi che avrebbe potuto "agitarsi".

Probabilmente un cane guida per ciechi dovrebbe essere in grado di gestire una situazione in cui la gente applaude, i famigliari o le persone intorno a lui sono in qualche modo agitati per qualche motivo, ci sono forti rumori o vi sono comunque forti stimoli ambientali.

Personalmente faccio fatica a pensare che, dovremmo far vivere Fido in una campana di vetro, al riparo da emozioni e forti stimoli, in modo che possa diventare (nel corso di generazioni) una macchina "tranquilla" e insensibile perché così ci fa comodo.

L'adattamento agli stimoli e la gestione dello stress, sono componenti importanti nell'educazione del cane, in modo che, anche se dovessero verificarsi eventi in qualche modo stressanti (applausi, incidenti, terremoti...), il nostro Fido può gestirli senza farsi prendere dal panico; in qualche modo lo "alleniamo" ad affrontare le situazioni difficili.

Nel Guinzaglio Invisibile, la conoscenza del cane e della sua storia evolutiva, l'accettazione della sua intelligenza, della sua emotività, della sua aggressività sono indispensabili per una corretta e soddisfacente vita con il nostro amico a quattro zampe.

L'aggressività non può essere ignorata o evitata: può essere dirottata nel gioco, può essere utilizzata nel lavoro con Fido; è possibile aumentare l'autostima del cane e compensare la paura con l'istinto predatorio (http://ilguinzaglioinvisibile.blogspot.it/2012/10/la-matrice-comportamentale-del-cane.html), e la predatorietà può essere utilizzata nella ricerca di persone disperse, sotto le macerie o sotto le valanghe.
In fondo la collaborazione fra il cane e l'uomo è stata la ragione per cui, 15.000 anni fa, abbiamo iniziato a camminare insieme.

La cosa più importante è che questo cammino, la relazione che ci lega in modo assolutamente straordinario, sia basata sulla fiducia e sul rispetto reciproco che, insieme alla collaborazione, sono le basi del Guinzaglio Invisibile.

Con Fiducia, Rispetto e Collaborazione :)

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Sito web "il guinzaglio invisibile"
email: info@ilguinzaglioinvisibile.it

Il libro "Dog 3.0 - il guinzaglio invisibile" è disponibile su Amazon.it

4 commenti:

  1. più che far sparire (o non stimolare in nessun modo per nascondere) l'aggressività dal cane domestico secondo me sarebbe buona norma incanalarla. Si otterrebbero forse quattro risultati: 1 il cane "regolarmente sfogato" credo sia abbastanza evidente che sarebbe mediamente più tranquillo, 2 il cane che si sente parte del branco in un ruolo ben definito probabilmente si sentirebbe meno insicuro su quello che noi ci aspettiamo da lui e forse addirittura si sentirebbe più (passami il termine) "realizzato", 3 il rapporto e la soddisfazione reciproca uomo/cane aumenterebbe in modo esponenziale, 4 sia il cane che l'uomo per fare questo sarebbero obbligati a "muovere il sedere" ed è inutile qui elencare i benefici di ciò... :D .

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  2. Post poco logico...Se lei considera vere le premesse,ossia: "considerazione del cane come essere cognitivo, dotato di ragionamento, memoria, attenzione, problem solving."

    Allora come fa ad affermare che: "Fido è un golden retriever, selezionato per il riporto della selvaggina; se al parco un bambino lancia una pallina, Fido correrà a riprenderla, e quando il bambino cercherà di riprendersela, Fido probabilmente lo morderà. Anche qui Fido sta solo facendo il suo lavoro."

    Quest'ultimo comportamento da lei nominato significa che fido ha imparato qualcosa dal rapporto col padrone, ma l'istinto ha il sopravvento. Se davvero il cane così cognitivo e dotato di ragionamento, non morderebbe il bambino. Il punto è che alla faccia del "vostro superamento delle idee di Lorenz" Il cane ha un cervello che ragiona in certi termini, e non sono termini umani. Affermare che poichè il cane è cognitivo, allora ragiona come un uomo, e rapportarsi con lui in tali termini è una insulsa sciocchezza. Si il cane è cognitivo, ma attenzione a non umanizzarlo.

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  3. Grazie per il commento, Elle.

    Il punto dell'articolo è esattamente questo: nonostante siano innegabili e ormai universalmente riconosciute le capacità cognitive del cane, la relazione uomo-cane deve partire dalla diversità di quest'ultimo rispetto al primo.

    Certamente non dobbiamo sottovalutare gli ultimi 40.000 anni passati insieme, è tuttavia pericoloso non considerare la parte istintuale del cane, naturale o evidenziata dalla selezione.

    Del resto non sottovaluterei neppure la parte istintuale dell'uomo, che pur mediata dalla cultura, in caso di necessità o stress salta sempre fuori. In pratica sono più per un' "animalizzazione" dell'uomo che per l'umanizzazione del cane ;)

    Andrea

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